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Paga! Arriva l'uomo in frac

di Alessandro Giberti

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6 novembre 2009

Elisabet Amettler ha 33 anni e da otto mesi non è più fidanzata con Joan Fornells. Il dettaglio sentimentale è importante perché Joan, 35 anni, era più che un semplice convivente, era anche il suo socio d'affari. «Ancora non posso credere che sia scappato all'improvviso», ricorda Elisabet, l'accenno di un sorriso amaro che incornicia la sigaretta accesa. Anche questa mattina, come tutte le altre, Elisabet si è svegliata e ha preso la metropolitana. È scesa a Liceu, nel Raval, il quartiere bohémien di Barcellona. La destinazione è il suo ristorante, che al momento si riduce a un'insegna di legno senza nome e una saracinesca abbassata davanti al vuoto. Niente tavoli, sedie, né attrezzatura per la cucina. Solo muri spogli. E costosi, per giunta, se è vero che il mutuo contratto per averli, unito alla fuga dell'ex consorte in affari, ha lasciato Elisabet con una montagna di debiti da pagare.

José Maria Garrido invece è un omaccione di origine andalusa. A 42 anni, con tre figli e un divorzio sulle spalle, la sua non è mai stata una vita semplice. Non avendo titoli di studio, ha dovuto arrangiarsi per anni prima di trovare una buona occupazione. Ora ce l'ha. José Maria mi mostra i suoi strumenti di lavoro: frac, farfallino e bombetta. Non fa la maschera in qualche teatro tradizionale, è un "cobrador del frac", un esattore privato di debiti. Il suo compito è quello di travestirsi e andare a rintracciare i morosi, le persone che non stanno onorando i pagamenti. Quelli come Elisabet, insomma.

«Ho sempre pagato ogni singola bolletta nella mia vita — racconta la giovane quasi-ristoratrice—. Con la crisi e la fuga di Joan, al momento non riesco a stare dietro alla rata del mutuo e al pagamento degli interessi che devo alla società che mi ha accordato il prestito iniziale a garanzia del mutuo». È stata proprio questa società ad assumere i "cobrador del frac", e ora José Maria sta per arrivare a farle visita. «Mi hanno chiamato annunciandomi che sarebbero venuti a casa se non avessi negoziato con loro la risoluzione del debito. Ma non vogliono capire che al momento i soldi non li ho proprio».

In Spagna, la mappa delle società private di raccolta dei debiti sembra uscita dalla testa di un creativo sotto effetto di acido lisergico. C'è di tutto: riscossori travestiti da zorro, da pantera rosa, da monaco, in abito tradizionale catalano, in kilt scozzese. Quelli in frac sono soltanto stati i primi. «Abbiamo cominciato nel 1988 — dice Juan Lorca Riera, il capo dei "Cobrador del frac" di Barcellona — e gli affari non sono mai andati così bene come in questo periodo. La crisi ha fatto aumentare i casi di morosità del 40 per cento e la nostra percentuale di successo è intorno al 60». L'assunzione di una di queste società avviene attraverso «la cessione del debito attraverso un regolare contratto. A quel punto cominciamo l'istruttoria e, a seconda della quantità di debito ceduta e di quanto riusciamo a realizzare, alla fine liquidiamo il cliente», spiega Riera a IL. Tutto ciò è stato finora possibile grazie al fatto che la Spagna, in materia di riscossione privata dei debiti, soffre di una vacatio legis che non ha paragoni nel mondo. Soltanto il Venezuela è un far west simile.

Ma come agiscono queste società nei confronti dei morosi? Nei modi più impensabili: «Ci piazziamo davanti al loro negozio se sono commercianti, ci sediamo al tavolo di fianco al ristorante, oppure li aspettiamo sotto casa. Appena li vediamo, ci rivolgiamo loro a voce alta, in modo che tutti possano sentire, chiedendogli

perché non onorino i debiti», racconta José Romero, il capo del dipartimento di gestione del "Zorro cobrador" di Valencia. «Ci sono inseguimenti che durano anche 24 ore consecutive — aggiunge Juan José de Diego del "Monasterio del cobro", la società i cui riscossori si aggirano travestiti da monaci — ma alla fine riusciamo sempre a scovarli». L'ottima percentuale di riuscita è dovuta al fatto che «gli spagnoli tengono molto al proprio onore e quando ci vedono arrivare sono terrorizzati dalle ripercussioni sulla loro rispettabilità sociale. Siccome sanno perfettamente che è difficile che lasceremo perdere, di solito si rassegnano, e pagano».
Ora però le cose potrebbero cambiare: un deputato catalano, Josep Sanchez-Llibre, ha presentato un disegno di legge a Madrid per regolamentare il settore. Oltre alla palese violazione della privacy dei cittadini, seppure morosi, alcune società del settore si sono tristemente fatte notare per minacce, insulti, persino violenze fisiche ai danni dei debitori. «Per noi è soltanto un vantaggio — dice Riera — dato che le imprese che utilizzano pratiche illecite non fanno altro che danneggiarci. La cosa importante è che la norma non prevede di mettere fuorilegge la possibilità di travestire i nostri riscossori. Quindi, bene così».

Chissà se la pensa allo stesso modo anche Elisabet. Lei sa che, da un momento all'altro, José Maria potrebbe farsi vivo e suonare al campanello di casa, oppure seguirla al supermercato, o chiederle di pagare i suoi debiti davanti a tutti al cinema. «È solo questione di tempo, lo so — sospira respirando il fumo della sua sigaretta — ma ormai ho deciso: farò finta di non sentirlo».

6 novembre 2009
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